Payback sanitario: la regione Emilia-Romagna proroga la scadenza a fine anno

Payback sanitario, mossa a sorpresa della Regione Emilia-Romagna dopo le polemiche e le proteste del nutrito comparto biomedicale emiliano romagnolo. L’Ente guidato da Michele De Pascale, infatti, ha deciso di prorogare la scadenza degli avvisi di pagamento al 31 dicembre, con possibilità di rateizzazione della spesa.

L’incontro

La decisione è stata condivisa dalla Regione con le associazioni di rappresentanza del comparto biomedicale durante un incontro svoltosi a Bologna. Al confronto, insieme al vicepresidente, Vincenzo Colla, e all’assessore, Massimo Fabi, i vertici delle associazioni di categoria emiliano-romagnole: Agci, Comitato unitario delle professioni intellettuali degli ordini e dei collegi professionali (Cuper), Commissione Regionale Abi, Confagricoltura, Confapi Emilia, Confapindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Cna, Confesercenti, Confimi Romagna, Confindustria, Confprofessioni, Legacoop, Anci, Unioncamere, Uncem e Confsal.

La richiesta di pagamento

La Regione, per non infrangere i termini di legge, nei giorni scorsi, quale atto dovuto ha inviato alle imprese emiliano-romagnole la richiesta di pagamento del payback sui dispositivi medici.

“Abbiamo portato al centro del dibattito una norma che, comunque la si consideri, rischia di creare gravi problemi sia al sistema pubblico che a quello privato. Continueremo a batterci per una revisione del meccanismo – spiegano Fabi e Colla – e insieme alle imprese del settore e alle loro rappresentanze proseguirà la pressione della Regione sul Governo per la sua abrogazione. Questo a salvaguardia della tenuta del Sistema sanitario nazionale e della tutela della salute delle persone, oltre che per scongiurare situazioni di incertezza e difficoltà delle imprese e per l’intera filiera del biomedicale, strategica per l’Emilia-Romagna e per il Paese”.

Cos’è il payback sanitario

Il sistema del payback sui dispositivi medici è stato introdotto con una normativa nel 2011, stabilendo un tetto alla spesa pubblica per i dispositivi medici sia a livello sia nazionale che regionale. Nel caso di sforamento del tetto, le Regioni dovevano coprire i costi in eccesso. Nel 2015, con una modifica di legge, è stato previsto che le aziende fornitrici di dispositivi medici partecipassero al “ripiano” del debito, contribuendo fino al 50%. Questo per il periodo 2015-2018.  (fonte: Il Resto del Carlino)