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Il processo di selezione delle stazioni appaltanti

Il 14% delle stazioni appaltanti qualificate è centrale di committenza, il 15% nasce da unioni di enti locali, bocciato il 20% delle richiedenti, 8.492 amministrazioni convenzionate. Avanza il processo di selezione.

di Giorgio Santilli

Il Report ANAC sui primi sei mesi di qualificazione delle stazioni appaltanti, dal 1° luglio a fine 2023, è una miniera di dati che delinea prime tendenze del processo riformatore che più cambierà l’assetto del sistema.

Dai numeri si ricavano cinque fenomeni e una tendenza univoca, la semplificazione del sistema senza strappi e con la riduzione di soggetti appaltanti: 1. alto numero di bocciati fra chi ha fatto domanda; 2. peso elevato delle centrali di committenza; 3. peso superiore alle attese delle stazioni appaltanti nate da unioni di enti locali; 4. numero limitato di Sa possono fare grandi appalti; 5. elevato numero di Pa convenzionate.

Cinque numeri per dare una misura a questi fenomeni e alla tendenza alla selezione/semplificazione del sistema.

Le amministrazioni che si sono registrate nell’Albo unico delle stazioni appaltante (AUSA) dell’ANAC per avviare la procedura di qualificazione sono 6,163 ma soltanto 4,602 hanno presentato domanda. Di queste sono arrivate al traguardo 3.694, il 19,7% è stato bocciato. Se includessimo tutti quelli che si sono iscritti all’AUSA la percentuale dei ritirati/bocciati salirebbe al 40% ma sarebbe un dato meno significativo, non conoscendo le motivazioni del ritiro prima di presentare domanda (potrebbero aver fatto degli accordi ed essere entrate in unioni?).

Dei 3.694 soggetti qualificati, le centrali di committenza sono 507, il 14%. Questo significa che il 14% dei soggetti qualificati svolge già o intende svolgere un’attività più professionalizzata, rispetta requisiti e standard più elevati ed è anche più capace di proporsi sul mercato come aggregatore. Viceversa, la gran parte delle 3.187 stazioni appaltanti singole opereranno solo per se stesse.

Dei 3.694 soggetti qualificati 3.150 hanno ottenuto il bollino per via ordinaria, mentre altri 544 – pari al 15% – si sono qualificati con riserva. Qui non interessano tanto le ulteriori verifiche che saranno svolte per superare la riserva quanto il fatto che a questo percorso erano ammesse soltanto le unioni di comuni, province, città metropolitane, comuni capoluoghi di provincia, regioni, SUA (stazioni uniche appaltanti) e CUC (centrali uniche di committenza) costituite dai propri enti. Il 15% delle stazioni appaltanti viene dunque da un processo di aggregazione, spontaneo o d’ufficio, di porzioni di territorio. Un indicatore straordinario non soltanto del processo di semplificazione, ma anche della partecipazione a questo processo di semplificazione.

Soltanto 1.769 soggetti appaltanti potranno affidare lavori di importo superiore alla soglia europea di 5,2 miliardi, avendo conseguito il livello L1. Questa è una vera rivoluzione perché finora tutte le stazioni appaltanti (6.163? 10.000? 20.000? 30.000?), anche un comune di 200 abitanti, sulla carta potevano affidare indistintamente grandi e grandissimi appalti.

Soltanto 2.333 soggetti appaltanti potranno affidare forniture o servizi sopra la soglia europea, avendo conseguito il livello SF1. Qualcuno potrà dire che questi soggetti sono ancora troppi. Forse. Ma intanto la scrematura è potente.

Come ha già scritto il Diario dei nuovi appalti, ci sono 8.492 amministrazioni pubbliche non qualificate che hanno delegato lo svolgimento delle procedure di appalto tramite convenzione a una Pa qualificata terza. Inoltre, qui abbiamo un altro segnale che il “mercato” dei servizi di qualificazione funziona già: delle 507 centrali di committenza che hanno già almeno un’amministrazione convenzionata per cui operare, le prime cinque per capacità di attrazione hanno convenzionato 2.672 amministrazioni delle 8.492. Un terzo del totale diviso per cinque: devono essere affidabili o comunque credibili agli occhi dei loro colleghi coloro che operano in queste strutture.

Non mancano e non mancheranno i critici al processo in corso. Noi stessi avevamo chiesto una maggiore selettività dei criteri di qualificazione. Al momento, però, la risposta è positiva. Forse non la migliore possibile. Ma ricordiamoci quanto è stato difficile mettere in moto questo processo e quante resistenze, da dieci anni a questa parte, avevano vinto ogni tentativo di riforma.

(Fonte: diario dei nuovi appalti)