Verso una sanità partecipata: il ruolo delle associazioni di pazienti nelle decisioni pubbliche

Negli ultimi anni, la partecipazione attiva delle associazioni di pazienti ai tavoli decisionali del Ministero della Salute è diventato un tema rilevante. Questa evoluzione rispecchia un cambiamento culturale necessario nella governance sanitaria, in cui il paziente non è solo un mero destinatario di cure, ma un soggetto attivo nelle politiche sanitarie. Il coinvolgimento dei pazienti nei processi decisionali consente di orientare le politiche sanitarie verso un approccio più centrato sulla persona, migliorando la qualità e l’efficacia dei servizi.

Dal 2024 è finalmente completata la riforma dell’Agenzia italiana del farmaco. Significativo è l’articolo 11 del nuovo regolamento, che prevede il riconoscimento delle Associazioni di Pazienti e delle Società Scientifiche ai fini consultivi. 

Era quindi giunto il momento di inserire nel nostro ordinamento delle norme che prevedessero espressamente l’impegno del Ministero della salute nel garantire la partecipazione delle associazioni di malati e organizzazioni di cittadini, attive nell’ambito della tutela della salute, ai principali tavoli decisionali così come chiedevano a gran voce anche le associazioni dei pazienti (tra queste, ad esempio « Salute bene da difendere diritto da promuovere», Salutequità, FISM, AISM, APMARR, Itaca, UNIAMO, Cittadinanzattiva, SIR e Onda).

Grazie a un emendamento inserito in legge di bilancio 2025 (Articolo 1, commi 293-297 ‘Istituzione del Registro unico delle associazioni della salute e partecipazione ai processi decisionali pubblici’), e approvato, le associazioni potranno prendere parte ai processi decisionali in materia di salute. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge, infatti, il Ministro della Salute e l’AIFA, dovranno definire i criteri di coinvolgimento delle Associazioni nei processi decisionali in ambito sanitario. Le Associazioni di pazienti, previa valutazione di requisiti minimi tra cui la costituzione da almeno dieci anni, proprio al fine di accertare che queste realtà posseggano il giusto know how nella patologia di riferimento, avranno la possibilità di iscriversi al RUAS, il Registro Unico delle Associazioni della Salute. Le Associazioni avranno così diritto ad avere un rappresentante negli organismi del Ministero della Salute e ad essere coinvolte nei processi decisionali in tema di salute.

Ma facciamo un passo indietro per capire dove è nato tutto cio’. Dal 2015, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA), responsabile per la valutazione scientifica di prodotti medicinali per uso umano e veterinario nella UE garantisce la partecipazione dei pazienti al processo decisionale di approvazione dei farmaci. 

In tanti regolamenti del Consiglio e del Parlamento Europeo (che non stiamo a citare per limitatezza di spazio) ricorre il concetto della necessità del coinvolgimento dei pazienti e delle loro organizzazioni nelle decisioni. Dialogare con tutti gli stakeholders, incluse le organizzazioni dei pazienti, va di pari passo con la «sostenibilità del sistema farmaceutico a livello di Unione europea».

Anche il regolamento (UE) 2021/2282 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 dicembre 2021, sulla valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA), in vigore dal gennaio 2025, prevede, tra l’altro, la consultazione e il coinvolgimento delle organizzazioni dei pazienti.

In Italia, la Regione Toscana ha adottato la delibera n. 702 del 20 giugno 2022 «Linee di indirizzo sul coinvolgimento del paziente esperto nel percorso di acquisto dei dispositivi medici». Le linee guida, però, non specificano la necessità del coinvolgimento delle associazioni dei malati, ma solo di figure singole individuate come pazienti esperti, non meglio identificati. Questo atto è stato apertamente contrastato dalle associazioni dei pazienti, che non vengono minimamente coinvolte in quanto tali.

Il Ministero della salute il 3 ottobre 2022 ha adottato l’Atto di indirizzo riguardante le modalità di partecipazione ai processi decisionali da parte delle associazioni dei pazienti. Importanti sono anche i contributi offerti dal alcune Regioni – Campania, Lazio e Veneto – che stanno sperimentando la ‘Sanità partecipata’.

A luglio 2023 abbiamo presentato un disegno di legge sottoscritto da numerosi parlamentari di diverse forze politiche sia alla Camera sia al Senato come lavoro dell’Intergruppo parlamentare «La salute: un bene da difendere un diritto da promuovere» composto da 45 associazioni di pazienti e coordinato dall’associazione Salute Donna ODV. Il disegno di legge ha l’obiettivo di coinvolgere le associazioni dei pazienti e le organizzazioni di cittadini attive nell’ambito della tutela del diritto alla salute nei principali tavoli decisionali individuati dal Ministero.

Ecco quindi arrivati all’emendamento in legge di bilancio che con il nostro lavoro istituzionale in stretta collaborazione con le associazioni pazienti permetterà di cambiare le cose.

Se vogliamo un futuro per il nostro sistema sanitario, occorre procedere con una cura radicale che includa il coinvolgimento di tutti gli attori che ne fanno parte non solo medici, infermieri, personale sanitario, strutture ospedaliere pubbliche e private, aziende farmaceutiche, farmacisti, professionisti sanitari, ma anche pazienti tramite le associazioni nonché i loro caregiver. Sì, perché sono loro in primis che con occhio critico, ma costruttivo, possono evidenziare le problematiche che vivono ogni giorno: ritardi diagnostici, tempi lunghi di attesa di prenotazione, mancanza di percorsi adeguati di presa in carico, carenza di farmaci, disomogeneità di trattamento non solo tra regioni, ma addirittura tra aziende sanitarie nella stessa regione, latenza di disponibilità di farmaci innovativi. A livello istituzionale o di contabilità dello Stato è sbagliato considerare anche un solo euro speso nel sistema sanitario un costo: si deve vedere come un investimento, soprattutto nelle attività di diagnosi e di screening. Più si anticipano i tempi di previsione di una malattia, più i costi sanitari di farmacoterapia, di ospedalizzazione e di assistenza saranno ridotti.

La legge aiuterà il nostro Paese a fare un passo avanti nelle politiche di salute pubblica, sviluppando una sanità più partecipata e centrata sui reali bisogni dei cittadini e delle comunità. 

Elena Murelli, Senatrice e membro 10ª Commissione Affari sociali del Senato della Repubblica