Farmaci, farmindustria: : 75% dei principi attivi proviene da Cina e India

Da Cina e India, nel processo di fabbricazione dei medicinali, arrivano il 75% dei principi attivi e il 60% dell’alluminio necessario per il confezionamento.

È quanto è emerso dal convegno “Ricerca e futuro. Il contributo dell’industria farmaceutica per la salute di domani”, svoltosi a Roma In un quadro globale molto complesso e incerto a preoccupare l’industria farmaceutica, oltre ai dazi Usa, è anche la dipendenza italiana ed europea da Cina e India nel processo di produzione dei medicinali. Da questi Paesi, infatti, arrivano il 75% dei principi attivi e il 60% dell’alluminio necessario per il confezionamento. È quanto è emerso dal convegno “Ricerca e futuro. Il contributo dell’industria farmaceutica per la salute di domani”, svoltosi a Roma. “L’Europa deve rapidamente invertire una tendenza che continua a vederla perdere terreno”, ha affermato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. “Nuovi attori stanno emergendo con forza a livello globale, anche nella Ricerca e Sviluppo. Il leader cinese Xi Jinping, ad esempio, ha affermato nel giugno 2024 che l’innovazione hi-tech è campo di battaglia tra potenze”. Nel campo degli studi clinici, per esempio, dal 2009 al 2024, il Paese ha visto crescere il suo peso arrivando, con il 30% degli studi globali, a un passo dagli Usa (35%). Di pari passo, l’Europa è passato dal 44% al 21% degli studi globali. Negli ultimi 25 anni il Vecchio Continente ha inoltre perso il 25% di investimenti in Ricerca e Sviluppo rispetto agli Stati Uniti. L’Europa, secondo il presidente Farmindustria, si trova a scegliere tra due strade: “quella che abbiamo conosciuto finora, lenta, burocratica, disincentivante, penalizzante, che ha bruciato in pochi anni il vantaggio competitivo e che considera la salute come un costo. O quella che, con visione, considera le Life Sciences un investimento e passa dalle parole ai fatti”, ha affermato Cattani, che ha invitato a costruire “un ecosistema davvero pro-innovation” che si basi sulla “velocità e la semplificazione burocratica” e che renda “il contesto più competitivo, tutelando la proprietà intellettuale e facilitando l’uso secondario dei dati clinici per enti pubblici e aziende a fini di ricerca, nel rispetto della privacy”, ha concluso.