Indirizzo

Corso Matteotti 15,
Cremona, CR 26100

L’uso dei farmaci nel 2022

Diffuso il Rapporto Nazionale 2022 “L’uso dei Farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA. 

Didascalia

Cresce la spesa famaceutica pubblica e privata. Continua il trend incrementale dei farmaci in acquisto diretto da parte delle strutture del SSN, guidato dalle nuove entità terapeutiche. Al palo i farmaci equivalenti. Primi in Europa per impiego di farmaci biosimilari. Incrementate le distribuzioni diretta e per conto.

I dati principali

La spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata nel 2022 pari a 34,1 miliardi di euro, in aumento del 6,0% rispetto al 2021, rappresentando un’importante componente della spesa sanitaria nazionale che incide per l’1,8% sul Prodotto Interno Lordo (PIL).

La spesa territoriale pubblica è in riduzione dal 2017 al 2020, mentre negli ultimi due anni si registrano lievi incrementi; contrariamente, la spesa ospedaliera e quella privata sono in costante crescita

La spesa privata con oltre 9 miliardi di euro si conferma in incremento del 7,6% rispetto al 2021

La spesa farmaceutica pubblica, pari a 23,5 miliardi, rappresenta il 68,9% della spesa farmaceutica complessiva e il 17,9% della spesa sanitaria pubblica. Essa è in aumento rispetto al 2021 (+5,5%) e la voce che incide maggiormente sull’incremento è la spesa dei farmaci acquistati sulle strutture sanitarie pubbliche.

La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata di circa 15,0 miliardi di euro (253,6 euro pro capite), in crescita rispetto al 2021 (+8,6%), con un incremento dei consumi del 5,7%.

Nel 2022 la spesa totale pro capite per i medicinali erogati nell’ambito dell’assistenza farmaceutica ospedaliera e ambulatoriale è stata pari a 189,21 euro (11,1 miliardi di euro), con un incremento del 7,4% rispetto al 2021. L’analisi della composizione per classe di rimborsabilità evidenzia come la spesa dei farmaci di classe H ( consumo ospedaliero) sia preponderante. Riguardo ai consumi, al primo posto si confermano i farmaci antineoplastici e immunomodulatori.

Più in generale, considerando gli ultimi due anni, la percentuale di spesa dei farmaci equivalenti si è mantenuta pressoché stabile, passando dal 30,4% al 30,5%. L’Italia evidenzia quindi ancora una bassa incidenza della spesa per i farmaci equivalenti  rispetto agli altri Paesi europei, mentre è al 1° posto nell’incidenza della spesa (76,4%) e del consumo (66,1%) di farmaci biosimilari rispetto ad una media europea del 60,2% per la spesa e del 33,2% per i consumi.

Nel 2022 i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 71,6% della spesa e l’86,2% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A. La quota percentuale dei farmaci equivalenti, ad esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 21,9% della spesa e il 30,3% dei consumi.

Per i biosimilari si confermano un aumento nel consumo delle specialità medicinali disponibili da più tempo e un trend positivo per i farmaci di più recente commercializzazione (anti-TNF-alfa, bevacizumab, rituximab, trastuzumab e teriparatide), sebbene sia rimasta una certa variabilità regionale per consumo e incidenza di spesa.

IL CONTESTO

Nel 2022 la spesa sanitaria è risultata pari a 131.103 milioni, con un tasso di incremento del 2,9% rispetto al 2021. Tale andamento è determinato da due importanti componenti della spesa sanitaria che riguardano i redditi da lavoro dipendente (40.377 milioni di euro) e la spesa per i consumi intermedi (44.426 milioni di euro). Entrambe queste voci hanno presentato un incremento rispettivamente del 5,7% e del 3,7% rispetto al 2021. La spesa per i consumi intermedi comprende l’acquisto dei farmaci che ha registrato, rispetto al 2021, un incremento del 9,6%. Il confronto intertemporale tra il FSN e la spesa sanitaria mostra come le maggiori differenze tra i due valori siano state riscontrate proprio nel 2022, anno in cui il FSN è risultato inferiore di 6.201 milioni di euro rispetto alla spesa sanitaria.

L’incidenza della spesa sanitaria rispetto al PIL ha registrato un picco nel 2020 pari al 7,4%, per effetto sia di un incremento della spesa sanitaria del 6% sia di una riduzione del PIL del 7% circa. A partire dal 2021 l’incidenza si riduce fino ad arrivare ad una previsione per il 2026 del 6,2%.

La spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata nel 2022 pari a 34,1 miliardi di euro, in aumento del 6,0% rispetto al 2021, rappresentando un’importante componente della spesa sanitaria nazionale che incide per l’1,8% sul Prodotto Interno Lordo (PIL).

Nel 2022 la spesa farmaceutica a carico del SSN pro capite è stata pari a 419,37 euro, in aumento del 5,7% rispetto all’anno precedente. Questa tendenza è stata determinata quasi interamente da un incremento dell’8,6% della spesa per le strutture sanitarie pubbliche (253,59 euro pari al 60% della spesa totale) mentre la spesa per i farmaci di classe A in assistenza convenzionata ha fatto registrare un aumento più contenuto (+1,5%; 165,78 euro).

Confrontando il finanziamento della spesa farmaceutica e la spesa farmaceutica SSN, si evince come la maggiore differenza sia stata riscontrata nel 2016, per poi ridursi fortemente nel 2017 e aumentare di nuovo nel 2018 rimanendo stabile negli anni successivi. Nel 2022 è stato osservato un eccesso della spesa SSN rispetto al finanziamento del 4,3%, inferiore rispetto alla media del periodo 2014-2022, che è stata pari all’8%.

E’ stato osservato un incremento nello scostamento tra la spesa SSN (al netto dei payback) e il finanziamento, passando da 726 milioni di euro del 2017 a 1,6 miliardi del 2022 (ipotesi tetto del 15%). Lo sfondamento degli acquisti diretti è passato da 1.652 milioni di euro del 2017 a 2.506 milioni di euro nel 2022, mentre la convenzionata ha mostrato valori in avanzo rispetto al tetto programmato durante lo stesso periodo e, nel 2022, l’avanzo è stato pari a 706 milioni di euro. La spesa dei farmaci innovativi è risultata sempre in avanzo rispetto ai fondi per gli innovativi ad eccezione dell’anno 2018, in cui si è verificato un lieve disavanzo del fondo degli innovativi oncologici di 86 milioni di euro. La spesa dei farmaci innovativi è in crescita e, nel 2022 rispetto al 2021, è stato registrato un incremento del 30%, mostrando un avanzo rispetto al fondo degli innovativi (1.100 milioni di euro), di 172 milioni di euro.

Analizzando la correlazione tra il reddito pro capite regionale e la spesa farmaceutica a carico del SSN, si evince che le Regioni con un reddito pro capite più basso registrano una spesa farmaceutica più elevata. Osservando, invece, la correlazione tra il reddito pro capite regionale e la spesa privata pro capite, non emerge una vera e propria correlazione tra le due variabili. Inoltre, si evidenzia come la Campania, tra le Regioni con il reddito più basso, presenti la spesa privata più elevata, e, al contrario la PA di Bolzano, quella con il reddito più alto, registri dopo Molise, Basilicata e Friuli Venezia Giulia la spesa meno elevata. Relativamente ai consumi, si osserva per i farmaci di classe A-SSN erogati in regime di assistenza convenzionata un andamento crescente fino al 2020, quando, si è registrata una riduzione del 4% dei consumi rispetto al 2019 (1.098,4 DDD/1000 ab die nel 2020 rispetto a 1.143,9 nel 2019) probabilmente da ascriversi all’effetto della pandemia, mentre nel 2021 e nel 2022 è stato osservato un incremento che ha riportato i livelli di consumo a quelli prepandemia (1.131 DDD nel 2021 e 1.141 nel 2022). I farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche mostrano dal 2006 al 2013 un trend crescente dei consumi, per registrare successivamente una stabilità, mentre nel 2022 si osserva un incremento di circa il 6% rispetto al 2021. Per quanto riguarda i consumi dei farmaci di classe C con ricetta, non si rilevano importanti modifiche nel periodo 2004-2020. Negli anni 2021-2022 si registra un trend in crescita con una variazione nel 2022 rispetto al 2021 del 13,6%.

La spesa farmaceutica pubblica, con un valore di 23,5 miliardi, tiene conto del 68,9% della spesa farmaceutica complessiva e del 17,9% della spesa sanitaria pubblica, in aumento rispetto al 2021 (+5,5%).

Valutando l’andamento temporale del consumo mensile dei farmaci è evidente il trend di crescita dei farmaci di classe A in regime di assistenza convenzionata e dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche; per i farmaci di classe C con ricetta si registra un andamento decrescente nel periodo 2007-2017, mentre negli ultimi 5 anni (2018-2022) si osserva un incremento dei consumi. L’analisi sull’andamento temporale del prezzo dei farmaci riporta una riduzione del prezzo medio per dose dei farmaci di classe A in regime di assistenza convenzionata e un corrispettivo aumento per i farmaci territoriali di classe C con ricetta.

LA SPESA FARMACEUTICA PRIVATA

La spesa privata, comprensiva della compartecipazione, è stata di 9,9 miliardi di euro, composta soprattutto dai farmaci di classe C con obbligo di ricetta medica (35,5% della spesa privata).

La spesa a carico dei cittadini, comprendente la quota della compartecipazione (ticket regionali e differenza tra il prezzo del medicinale a brevetto scaduto e il prezzo di riferimento), l’acquisto privato dei medicinali di classe A e la spesa dei farmaci di classe C, è stata pari a 9,9 miliardi di euro, con un aumento del 7,6% rispetto al 2021.

A influire su questo andamento sono stati l’aumento della spesa privata dei farmaci di classe A (+16,1%), l’incremento di spesa dei medicinali per automedicazione (+13,9%) e di quelli dispensati negli esercizi commerciali (+13,7%).

La spesa per la compartecipazione per la quota eccedente il prezzo di riferimento dei farmaci a brevetto scaduto (di seguito compartecipazione) è stata pari a 18,4 euro pro capite (circa 1,1 miliardi di euro), rappresentando il 73,1% della compartecipazione totale del cittadino ed evidenziando un valore pro capite maggiore al Sud e nelle Isole (23,9 euro) rispetto al Centro (20,3) e al Nord (13,7 euro; Tabella 2.1.5). Da un’analisi di correlazione tra la spesa per compartecipazione e il reddito pro capite regionale risulta che le Regioni a più basso reddito siano quelle che presentano una maggiore compartecipazione.

Nel 2022 la spesa per farmaci di classe C acquistati a carico del cittadino ha raggiunto i 6,5 miliardi di euro circa, con un incremento del 6,9% rispetto al 2021; di questi, il 54% (3,5 miliardi), è relativo a farmaci con ricetta e il 46% (2,99 miliardi) a farmaci di automedicazione (SOP e OTC), comprensivi di quelli erogati negli esercizi commerciali (Tabella 1.1.1). Anche quest’anno benzodiazepine, contraccettivi e farmaci utilizzati nella disfunzione erettile si confermano le categorie a maggiore spesa. Tra i farmaci di fascia A acquistati privatamente dal cittadino nel 2022, l’ibuprofene, l’amoxicillina in associazione all’acido clavulanico e il colecalciferolo si collocano ai primi tre posti, con valori pari a, rispettivamente, 64,4, 62,8 e 58,4 milioni di euro.

Tra i farmaci di automedicazione, i derivati dell’acido propionico rappresentano il 12,3% della spesa complessiva con un valore di 364 milioni di euro, in aumento del 36,5% rispetto al 2021 (Tabella 2.6.5); i primi principi attivi per spesa risultano ibuprofene, con un incremento sostanziale dei consumi (+51,9%) e diclofenac, nonostante quest’ultimo registri una contrazione dei consumi (-9,8%).

SPESA TERRITORIALE PUBBLICA

La spesa territoriale pubblica, comprensiva della spesa dei farmaci di classe A erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta e per conto, è stata di 12,5 miliardi di euro, registrando un trend in aumento (+5,7%),

Nel 2022 sono state consumate, in regime di assistenza convenzionata, 18 confezioni per ogni cittadino, corrispondenti a 1140,6 dosi ogni mille abitanti die (+0,9% rispetto al 2021).

La Regione con il valore più elevato di spesa lorda pro capite per i farmaci di classe A-SSN è stata la Campania con 197,9 euro pro capite, mentre il valore più basso si registra nella PA di Bolzano (115,3 euro pro capite), con una differenza tra le due Regioni del 71,6%. Per quanto concerne i consumi, la Regione con i livelli più elevati è stata la Campania con 1.293,4 DDD/1000 abitanti die, mentre i consumi più bassi si registrano nella PA di Bolzano (843,8 DDD/1000 abitanti die)

Nell’ambito dell’assistenza convenzionata è stato valutato l’andamento dei prezzi dei farmaci che sono entrati in lista di trasparenza dopo il 1° gennaio 2018, mostrando come la scadenza del brevetto e conseguentemente l’ingresso nel mercato dei farmaci equivalenti sia in grado di incidere sulla riduzione dei prezzi.

ACQUISTI DIRETTI

La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata di circa 15,0 miliardi di euro (253,6 euro pro capite), in crescita rispetto al 2021 (+8,6%), con un incremento dei consumi del 5,7%. Le Regioni in cui sono stati riscontrati i valori di spesa più elevati sono la Campania (290,3 euro pro capite), le Marche (288,3 euro pro capite); al contrario, in Valle d’Aosta (189,3 euro pro capite) e nella PA di Trento (217,1 euro pro capite) si rilevano i valori più bassi. L’incremento della spesa, rispetto al 2021, è stato registrato in tutte le Regioni, con le maggiori variazioni in Veneto (+13,7%) e nelle Marche (+12,1%). Nel 2022 il 66,3% degli assistiti ha ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con una spesa pro capite di 203 euro e un consumo di 1.182 DDD/1000 abitanti die.

CONFRONTO INTERNAZIONALE

Nel confronto internazionale si è valutata l’assistenza farmaceutica italiana rispetto ad altri 9 Paesi Europei sia per i farmaci distribuiti a livello territoriale che per quelli del canale ospedaliero. Considerando i due diversi canali erogativi, emerge una profonda diversità nel ricorso a specifiche categorie di farmaci, attribuibile anche alla particolare distribuzione utilizzata in Italia (Legge 405/2001). La spesa farmaceutica totale italiana, comprensiva della spesa territoriale pubblica e privata e della spesa ospedaliera, con un valore di 555 euro pro capite, risulta inferiore rispetto a quella registrata in Germania (640 euro), Austria (620 euro), Belgio (635 euro), Francia (557 euro) e Spagna (558 euro), mentre è al di sopra dei valori di Polonia (221 euro), Portogallo (410 euro), Gran Bretagna (454 euro), Svezia (451 euro) e della media dei Paesi europei che è pari a 359 euro. L’Italia risulta al primo posto in termini di incidenza dei consumi territoriali dei farmaci del sistema cardiovascolare (26,9%), seguita subito dopo dalla Germania (24,3%) e dal Portogallo (23,5%), mentre riguardo ai farmaci del sistema nervoso centrale, la percentuale di Standard Unit (SU) consumate in Italia (15,1%) risulta inferiore a quasi tutti i Paesi considerati ad eccezione della Polonia (14,8%). L’Italia evidenzia ancora una bassa incidenza della spesa per i farmaci equivalenti rispetto agli altri Paesi europei, mentre è al 1° posto nell’incidenza della spesa (76,4%) e del consumo (66,1%) di farmaci biosimilari rispetto ad una media europea del 60,2% per la spesa e del 33,2% per i consumi. Considerando i farmaci territoriali, si evidenzia che tutti i paesi presentano prezzi medi superiori a quelli italiani; in ambito ospedaliero Belgio, Francia, Portogallo e Germania presentano prezzi inferiori a quelli applicati in Italia, con differenze che oscillano tra il -56,8% della Germania e il -31,0% del Belgio. Se consideriamo il mercato complessivo, comprensivo sia dei farmaci erogati in ambito territoriale sia in ambito ospedaliero, si evidenzia che l’Italia ha prezzi inferiori a Belgio (+91,5%), Germania (+86,5%), Austria (+33,8%), Svezia (+25,9%), Gran Bretagna (+14,4%) e Spagna (+11,3%), mentre hanno prezzi inferiori all’Italia: Francia (-16,5%), Portogallo (-37,2%) e Polonia (-38,9%).

ASSISTENZA FARMACEUTICA OSPEDALIERA ED AMBULATORIALE

Nel 2022 la spesa totale pro capite per i medicinali erogati nell’ambito dell’assistenza farmaceutica ospedaliera e ambulatoriale è stata pari a 189,21 euro (11,1 miliardi di euro), con un incremento del 7,4% rispetto al 2021. L’analisi della composizione per classe di rimborsabilità evidenzia come la spesa dei farmaci di classe H sia preponderante con un valore pro capite di 142,64 euro, pari al 75,4%, mentre per i farmaci di fascia A si registra una spesa pro capite di 23,59 euro, pari al 12,5% e per i farmaci di classe C di 22,98 euro, pari al 12,1%. Nel periodo 2016-2022, è stato registrato un trend crescente della spesa, per tutte le fasce di rimborsabilità; in particolare per i farmaci di classe H che, pari a 5,5 miliardi di euro nel 2016, raggiungono gli 8,4 miliardi di euro nel 2022, con una variazione del 54%.

Analizzando la spesa e i consumi dei farmaci erogati in ambito ospedaliero e ambulatoriale, al primo posto si confermano i farmaci antineoplastici e immunomodulatori, i quali registrano un aumento dei consumi (+13,1%) e di conseguenza un incremento della spesa pro capite del 5,9% rispetto al 2021 (101,19 euro), con un costo medio DDD pari a 31,97 euro, che registra una riduzione del 6,4%. Gli inibitori del PD-1/PDL-1 si confermano il sottogruppo a maggiore spesa pro capite (13,25 euro), rappresentando il 13,1% della spesa e il 4,4% dei consumi. Gli antimicrobici generali per uso sistemico sono la seconda categoria a maggiore spesa, con un valore pro capite di 31,27 euro, in crescita rispetto all’anno precedente (+2,2%), i cui consumi si attestano a 5,1 DDD/1000 abitanti die (+0,8%),

BREVETTO SCADUTO – EQUIVALENTI

Nel 2022 i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 71,6% della spesa e l’86,2% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A. La quota percentuale dei farmaci equivalenti, ad esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 21,9% della spesa e il 30,3% dei consumi.

Considerando gli ultimi due anni, la percentuale di spesa dei farmaci equivalenti si è mantenuta pressoché stabile, passando dal 30,4% al 30,5%.

 Le categorie terapeutiche con una maggiore incidenza di spesa per i farmaci a brevetto scaduto sono rappresentate dai farmaci del sistema cardiovascolare (93,3%), dai farmaci attivi sul sistema genito-urinario (91,0%) e dagli antinfettivi per uso sistemico (89,2%. Per quanto concerne i biosimilari si conferma un aumento nel consumo delle specialità medicinali disponibili da più tempo e un trend positivo per i farmaci di più recente commercializzazione, con ampia variabilità regionale per consumo e incidenza di spesa; in particolare, Lombardia, Calabria, Molise e Abruzzo tendono a consumare maggiori quantità di ex originator, mentre Marche, Toscana, Piemonte, Basilicata, Veneto, Campania, Liguria e la PA di Trento sono le Regioni che presentano il maggior consumo di biosimilare. La spesa totale dei farmaci di classe C-NN è stata pari a circa 127,6 milioni, corrispondenti a una spesa pro capite di 2,16 euro che nel complesso risulta ridotta del 29,6% rispetto all’anno precedente.

DISTRIBUZIONE DIRETTA E PER CONTO

Nel 2022 la spesa pro capite per i farmaci dispensati attraverso le modalità alternative di erogazione, ovvero la distribuzione diretta (DD) e in nome e per conto (DPC) di fascia A, H e C, è stata pari a 160,9 euro (9,5 miliardi di euro), in aumento del 9,3% rispetto all’anno precedente. A livello nazionale la spesa della DD ha un’incidenza percentuale del 75,3%, pari a un valore pro capite di 121,1 euro (7,1 miliardi di euro), mentre quella della DPC del 24,7%, pari a un valore pro capite di 39,8 euro (2,3 miliardi di euro).

Per quanto riguarda la DD, la spesa è prevalentemente rappresentata dai farmaci di classe H (4,7 miliardi di euro rispetto; circa il 67%), mentre i consumi dai farmaci di classe A che rappresentano il 56%. È stato registrato un andamento crescente della spesa dei farmaci di classe H, passando da 3,5 miliardi di euro del 2018 a 4,7 miliardi di euro del 2022 e dei farmaci di classe C, passando dai 64 milioni di euro del 2018 ai 96 milioni del 2022. I consumi nelle varie fasce di rimborsabilità rimangono, invece, pressochè stabili.

Gli AIC dei farmaci erogati in DD sono prevalentemente attribuibili ai farmaci di classe A e in misura pù ridotta ai farmaci di classe H. I farmaci in cui non vi è competizione, ovvero quando è presente sul mercato un’unica specialità, rappresentano oltre l’80% della spesa e meno del 30% dei consumi in DD.

A livello nazionale, i farmaci di classe H rappresentano la principale quota di spesa nella distribuzione diretta (66,7%), seguiti dai farmaci di classe A (33,3%), mentre i farmaci di classe C rappresentano una quota residuale (1,3%).

In DPC vengono erogati quasi esclusivamente farmaci di classe A che registrano a livello nazionale una spesa pro capite di 39,75 euro.

Considerando le categorie a maggiore spesa erogate in distribuzione diretta, i farmaci antineoplastici e immunomodulatori si confermano avere il valore più alto, pari a 64,61 euro, in aumento del 4,2% rispetto all’anno precedente, un costo medio DDD di 28,67 euro, in calo del 20,9% rispetto al 2021, e un utilizzo di 6,2 DDD per 1000 abitanti die.

Considerando invece, le categorie a maggiore spesa erogate in DPC, i farmaci attivi sul sangue e organi emopoietici sono la categoria a maggiore spesa (14,22 euro), di cui gli inibitori diretti del fattore Xa rappresentano oltre la metà della spesa. I farmaci attivi sull’apparato gastrointestinale rappresentano la seconda categoria per spesa (12,24 euro) e i sottogruppi a maggiore spesa sono i farmaci per il diabete.

CONSUMI E SPESA PER CLASSE TERAPEUTICA

I consumi si attestano a 1325,21 DDD/1000 abitanti die in aumento dell’1,6% in confronto al 2021, con il consumo in assistenza convenzionata che assorbe l’86% delle dosi totali. I farmaci cardiovascolari rappresentano la classe terapeutica a maggiore spesa (50,29 euro pro capite) e consumo (487,39 DDD) nel canale della convenzionata, mentre i farmaci antineoplastici e immunomodulatori e i farmaci del sangue e organi emopoietici sono quelli rispettivamente a maggiore spesa (113,04 euro pro capite) e consumo (52,97 DDD) tra i prodotti farmaceutici acquistati direttamente dalle strutture pubbliche. Nel canale della farmaceutica convenzionata i primi principi attivi per spesa sono rappresentati da atorvastatina (276 milioni di euro), pantoprazolo (266,3 milioni) e colecalciferolo. Le molecole che presentano la maggiore variazione di spesa rispetto all’anno precedente sono state: semaglutide, dulaglutide, ezetimibe/rosuvastatina, e claritromicina. Colecalciferolo, ramipril e atorvastatina sono i principi attivi a maggior consumo.

Considerando invece i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, i primi principi attivi per spesa sono stati i farmaci oncologici, quali pembrolizumab (445 milioni di euro) e daratumumab (391 milioni di euro). Il vaccino per la varicella Zoster e il tafamidis, farmaco di recente approvazione e indicato per il trattamento della cardiomiopatia causata da amiloidosi mediata da transtiretina (ATTR-CM) negli adulti, registrano la maggior variazione di spesa rispetto al 2021. Per ogni I livello ATC, dopo aver presentato i dati complessivi di spesa, consumo ed esposizione, vengono mostrati degli approfondimenti per le categorie terapeutiche a maggior prescrizione, in cui vengono riportati l’andamento temporale del consumo e della spesa, i dati nazionali e regionali e, ove possibile, analizzati gli indicatori di esposizione anche a livello di sottogruppo e di aderenza e persistenza al trattamento farmacologico nella popolazione.

LE CONSIDERAZIONI DI FARMINDUSTRIA: “Il livello spesa pro capite è molto contenuto. L’aumento dipende dai nuovi farmaci”

Merita attenzione il livello della spesa procapite, pari a 1,5 euro al giorno, considerando sia la parte pubblica sia quella privata. Un onere davvero molto contenuto, paragonabile a poche altre voci di spesa dei cittadini, soprattutto se misurato rispetto al grande valore per la salute e la sicurezza che i farmaci rappresentano. E poi il trend di spesa pubblica, che negli ultimi 5 anni è cresciuta del +2% annuo, circa metà del totale della spesa corrente della Pubblica Amministrazione al netto degli interessi sul debito (+4%) e meno del totale della spesa sanitaria (+3%).  Inoltre, lo stesso Rapporto consente di verificare che tutto l’aumento dipende da quello dei nuovi farmaci, frutto della R&S dell’industria farmaceutica, che è necessario che il SSN metta a disposizione dei pazienti, perché danno risposte sempre più efficaci alla domanda di salute e spesso consentono di risparmiare nelle altre voci di spesa socio-assistenziale. Nuovi farmaci che si concentrano in particolare nel canale acquisti diretti, dove la domanda cresce di più delle risorse, con conseguente superamento del tetto e costi di payback a carico delle imprese proiettati a 1,8 miliardi nel 2024, un valore insostenibile”.

“Tutto questo in un contesto in cui la % rispetto al PIL è rimasta costante, nonostante l’invecchiamento della popolazione e i fortissimi aumenti dei costi della produzione per le imprese, che ancora oggi sono di oltre il 25% superiori rispetto a gennaio 2021 e che le imprese non hanno trasferito sui prezzi, con una pressione che le mette in forti difficoltà. Per questo l’industria chiede nuovi meccanismi di governance per utilizzare tutte le risorse disponibili nei due tetti e nel fondo innovazione e per aumentarle, al fine di migliorare l’accesso alle cure e rendere l’Italia ancora più attrattiva per gli investimenti e l’occupazione. E siamo fiduciosi che la visione strategica e la volontà del Governo consentirà di attivare in tempi brevi le politiche necessarie per supportare l’impegno delle imprese”. “Nel 2022 a fronte dei 34 miliardi di euro di spesa, dei quali circa 25 miliardi di ricavo industria, le aziende farmaceutiche hanno generato un valore della produzione di 49 miliardi di euro, di cui 47,6 miliardi di export, 3,3 miliardi investiti in produzione e R&S, 68.600 addetti, cresciuti del 9% in 5 anni, soprattutto tra i giovani (+16%) e le donne (+13%). Un contributo positivo all’economia che si rileva anche nei dati Istat di produzione e occupazione nel 2023, che confermano l’importanza dell’industria farmaceutica, oltre che per la salute, anche per la crescita dell’Italia”. (fonte: Quotidiano sanità)

LE CONSIDERAZIONI DI EGUALIA (PRODUTTORI FARMACI EQUIVALENTI)

Il mercato italiano degli equivalenti, a quarant’anni dalla nascita, ancora non decolla. L’italia è terz’ultima nel confronto con Austria, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Francia, Polonia, Portogallo Svezia e Spagna sia dal punto di vista della spesa che dei consumi. In particolare l’incidenza della spesa per gli equivalenti si attesa al 43,4% a fronte di percentuale media di spesa territoriale per i farmaci equivalenti nei Paesi analizzati del 47,6% (media Ue: 48,3%) ed oscilla tra il 34,7% del Belgio e il 68,6% della Polonia. La percentuale dei consumi oscilla invece tra il 50,6% del Belgio e l’81,8% della Gran Bretagna, e si attesta in Italia al 54,9%.

 Di tutt’altro tenore la performance dei biosimilari che vede l’Italia prima per spesa (76,4%) e consumi (66,1%) rispetto ad una media Ue del 60,2% per la spesa e di 33,2% per i consumi.