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Assosistema Confindustria: il futuro della sanità e del ssn

Il SSN è un bene pubblico da mantenere e gestire con il contributo della filiera dei servizi essenziali, che ne sono parte integrante, e di una politica attenta alla “salute” del più grande strumento democratico del nostro Paese

Assosistema Confindustria porta in assemblea la discussione sul futuro della sanità e del SSN. Sin dal titolo: “Il futuro della sanità e del SSN alla luce del nuovo Codice Appalti e di un nuovo modello di acquisti pubblici. Verso una nuova Spending Review?”.

Assosistema Confindustria ha voluto condividere, con i suoi soci, il mondo politico e i giornalisti, una riflessione sulla Sanità italiana e sul ruolo centrale che il SSN dovrà avere nei prossimi anni per mantenere un livello di efficienza adeguato, dal quale dipende non solo la qualità del servizio per i cittadini ma anche un’intera industria di servizi satelliti strettamente connessi.

Una grossa quota della spesa del SSN riguarda l’acquisto di beni e servizi

L’assemblea è stata aperta da Egidio Paoletti, Presidente di Assosistema Confindustria, che ha sottolineato come una grossa quota della spesa del SSN riguarda l’acquisto di beni e servizi. “È quindi centrale il ruolo del SSN per molte filiere produttive, per l’occupazione in molti territori e per l’assistenza alla collettività. Perché nonostante sia poco noto a molti, il SSN è uno dei principali acquirenti per molte filiere industriali che operano nel campo dei servizi e delle forniture. Basti pensare che ammonta a 50 miliardi di euro la spesa del SSN per l’acquisto di beni e servizi, più della spesa riguardante il personale che è di 37 miliardi”.

“Abbiamo voluto dedicare a questo argomento l’intero evento, perché la pandemia – prosegue Paoletti – ha aumentato la consapevolezza collettiva di quanto è importante per la salute dei cittadini porre la filiera della salute al centro delle policy pubbliche, considerandola un asset sociale e industriale”.

Ma quale modello di sanità vogliamo lasciare in eredità alle prossime generazioni? Quante risorse pubbliche vogliamo investire per la salute e il benessere delle persone? Quali riforme si possono attuare, anche con coraggio, per condurre il SSN nella direzione voluta?

Sono queste le domande che avviano il dibattito dai relatori per cercare di definire una linea di indirizzo per la politica. “Abbiamo voluto – ha dichiarato Paoletti – dare al Governo e all’opposizione una serie di spunti utili su cui confrontarsi e portare avanti la “ristrutturazione” del SSN. Da evitare però che norme come il payback sui dispositivi medici o una nuova spending review mascherata possano dare il colpo di grazia al SSN con pesanti conseguenze per tutta la collettività. Non si tratta di contrapporre la sanità pubblica a quella privata, perché nel fallimento del modello di assistenza pubblica, infatti, perdiamo tutti, cittadini compresi”.

Il 1° luglio entrerà in vigore il nuovo Codice Appalti che regolerà i futuri acquisti pubblici anche del settore sanitario. L’auspicio è che si investa nella qualificazione dei soggetti aggregatori che, conoscendo bene il servizio e la fornitura da appaltare, riescano a definire correttamente i requisiti di gara per le imprese e valorizzare cosi la componente qualità e sostenibilità ambientale.

Il nostro Paese ha davanti a sé due enormi sfide: una demografica e l’altra sanitaria

“Il nostro Paese – prosegue Paoletti – ha davanti a sé due enormi sfide: una demografica e l’altra sanitaria. In una società sempre più anziana, invecchiare in buona salute non è solo un fattore fondamentale di benessere individuale, ma è anche la condizione per costruire il benessere collettivo. Per questo il SSN deve poter rispondere positivamente alla domanda crescente di salute. Più soldi al SSN non sono la sola cura se non si cambia il modello di acquisto e di governance del sistema sanitario: vanno anche controllate le inefficienze, e per farlo è necessario un radicale cambiamento, a partire dal riparto di competenze tra Stato e Regioni”.

Dopo la pandemia serve un cambio di passo

Parlare di Sanità vuol dire parlare di politica – ha esordito Matteo Nevi, Direttore Generale di Assosistema Confindustria. “Non possiamo basarci soltanto sul passato per rispondere alle nuove esigenze, serve una ridefinizione dei rapporti su cui si misurano costantemente le imprese. Il tema della Sanità è composto da tanti aspetti legati tra loro, ogni taglio incide su tutti gli attori. Spesso sono proprio le imprese a pagare il prezzo più alto, perché manca una definizione concreta del budget, c’è il timore del payback sanitario. Occorrono risposte definite e il nuovo codice degli appalti in questo senso apre nuovi scenari.

Le domande da porci sono quale sanità vogliamo lasciare alle nuove generazioni? Quante risorse pubbliche vogliamo investire per la salute? Serve una ridefinizione dei rapporti istituzionali tra Stato e Regioni”.

In questa direzione interviene anche la Senatrice Elena Murelli, X Commissione permanente Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale del Senato. “Grazie ad Assosistema Confindustria ho avuto la possibilità di conoscere le problematiche delle piccole e medie imprese del comparto sanità. Il sistema è obsoleto, va rinnovato e stiamo cercando di farlo anche con il nuovo Codice degli appalti, che tenterà di considerare la qualità delle prestazioni, perché il nostro obiettivo principale è la cura della persona. La sanità non è solo un costo ma un investimento sul cittadino e in cui la medicina del territorio può svolgere un ruolo decisivo. Perché bisogna spostarsi sul territorio, verso le persone, dare risposte concrete. Occorre lavorare con le aziende per un servizio più vicino alle esigenze dei cittadini.

Lealtà e razionalizzazione delle risorse in un Paese sempre più vecchio

La razionalizzazione delle risorse e il rinnovamento tecnologico sono stati il focus del Senatore Ignazio Zullo, X Commissione permanente Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale del Senato, che dichiara: “Questa è un’occasione importante per ascoltare la vostra voce e ringraziarvi per ciò che siete stati, siete e sarete. Non siete rimasti nella staticità ma nella dinamicità che ha permesso di razionalizzare le risorse e gestire l’assistenza verso orizzonti meno costosi e sostenibili. Se non c’è sostenibilità nel nostro Paese, non c’è per nessun aspetto della vita pubblica e sociale e per la sostenibilità del SSN deve esserci anche un altro aspetto, la lealtà che giustamente chiedete. È giusto che le Regioni sappiano se possono sostenere una spesa prima di procedere.

Si deve poter invecchiare bene e vedere nell’anziano una risorsa

Un altro tema su cui riflettere è l’invecchiamento della popolazione. Si deve poter invecchiare bene e vedere nell’anziano una risorsa. Perché il funzionamento della Sanità pubblica passa anche per la sensibilità che permette di fare squadra. La politica si pone l’obiettivo del rispetto per la vostra attività, necessaria a far funzionare il SSN e per le vostre risorse umane. Dobbiamo camminare insieme e rispettare l’apporto che il vostro comparto fornisce ogni giorno”.

Ragionare a lungo e a medio termine

“Siamo bravi a gestire le emergenze, quando succede qualcosa di straordinario, non sempre positivo (pensate alle alluvioni)”, ha esordito l’onorevole Alberto Luigi Gusmeroli, Presidente X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati. “Ma non a pianificare, a programmare sul medio e lungo termine. Questo è un nostro difetto e la Riforma fiscale cui stiamo lavorando in questi giorni va in questa direzione, anche per non pesare sui cittadini e per ridurre la pressione fiscale. La parola chiave è ottimizzare, riuscendo a conservare, se non ad aumentare, i servizi. La spesa sanitaria è alta, c’è tanto da ottimizzare, così come da investire in formazione. Bisogna spendere i soldi ma spenderli bene, anche in nuovi dispositivi, ricerca e sviluppo e digitalizzazione, nell’ottica di una crescita progressiva. Gli investimenti sono una grande occasione per puntare sul progresso ma anche sulle persone, sulle competenze. Stiamo quindi lavorando anche per dedurre il costo del personale nelle aziende”.

Rilanciare il SSN per guardare al futuro ma prima valutare lo stato dell’arte

È quanto ha affermato l’onorevole Elena Bonetti, XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. “Durante la pandemia ci siamo scontrati con un’organizzazione insufficiente e inefficiente per fronteggiare l’emergenza, ma è emersa anche una grande energia umana, sia nelle aziende, sia nel personale sanitario. Abbiamo assistito alla riconversione di interi settori produttivi in poco tempo. Il sistema imprenditoriale ha saputo reagire ma ora è il momento del rilancio. Serve una riorganizzazione complessiva, anche del rapporto Stato/Regioni, una strategia sistemica di investimenti. Serve anche raddrizzare la stortura del payback con una valutazione complessiva della spesa e dei costi, anche per la ricerca, per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione e per avvalersi delle nuove tecnologie.

Serve investire nella formazione del personale, perché non mancano solo i medici o gli infermieri, ma anche i tecnici che sappiano far funzionare macchinari sempre più sofisticati

La riforma del SSN nazionale quindi deve riformare la governance e investire nella formazione del personale, perché non mancano solo i medici o gli infermieri, ma anche i tecnici che sappiano far funzionare macchinari sempre più sofisticati e tecnologici. Quindi, servono nuovi percorsi universitari, nuovi incentivi all’industria dei servizi sanitari e alla ricerca. Anche a livello europeo, si inizia ad avere un approccio “olistico” alle tematiche sanitarie, in cui il comparto industria e servizi è soggetto determinante per affrontare nuove sfide. Serve più finanziamento per ammodernare il nostro SSN, al di la delle ideologie, e la politica deve farsene carico”.

Guardare al futuro è il concetto chiave – ha prosegito l’onorevole Marco Furfaro, XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. “Ma guardare anche al passato per imparare dagli errori commessi, da tutte le parti politiche. Sono tante le problematiche che affliggono il SSN per il cittadino, pensiamo solo ai tempi di attesa. Eppure stiamo assistendo a un definanziamento del SSN in base alle diverse esigenze e questo riguarda anche le filiere industriali. Servono fondi per le case di comunità, per la medicina territoriale, serve una battaglia affinché la Sanità pubblica non diventi solo una bandiera politica, ma un investimento basilare nel nostro Paese e non serve accentuare la dicotomia pubblico/privato ma costruire un servizio efficiente e un rapporto virtuoso con il privato, perché sono mondi intrecciati. Servono nuove sinergie”. 

Senza salute non c’è economia

“Il SSN è un tema fondamentale per Confindustria, perché senza salute non c’è economia” – è intervenuto Luca Del Vecchio, Politiche per il digitale e filiere, Scienze della vita e ricerca di Confindustria. “Il tema della salute, così necessario per la vita pubblica, è sempre più schiacciato dal definanziamento. Questo comporta anche una “fuga” di personale sanitario nel pubblico come nel privato. E senza risorse non c’è sanità. Anche l’innovazione tecnologica ha bisogno di nuove competenze, di ingegneri informatici che sappiano gestire il flusso dei dati. Ma spesso non c’è il budget, gli ospedali non possono dotarsi di nuove competenze per migliorare il servizio. Eppure la salute è un sistema sociale ma anche economico. Il progresso spesso è bloccato, come nel caso della digitalizzazione dei dati che si scontra con la regolarizzazione dell’uso dei dati sanitari. Manca un coordinamento tra politiche sanitarie e politiche industriali, serve fare squadra”.

La nuova sfida è l’invecchiamento della popolazione, è usare i soldi del PNRR in maniera efficiente per le risorse umane, la formazione, la digitalizzazione, la telemedicina

“Nonostante i cambi semantici per integrare le prestazioni e garantire a tutti l’assistenza sanitaria, il cambio da USL ad ASL, passando a una gestione aziendale, non si è riuscito comunque a contenere la spesa pubblica – ha sostenuto Giuseppe Melone, Docente di Organizzazione delle Aziende Sanitarie Università Unitelma Sapienza di Roma. “Le normative hanno cercato di riformare il sistema, come il DM 70 del 2015 sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Si è cercato di superare l’ospedalizzazione con la medicina territoriale e quando è arrivata la pandemia la risposta non è stata adeguata, perché è mancato l’assetto organizzativo. Ci sono stati investimenti importanti per la domiciliarità dei pazienti, le reti di interoperabilità e con la fine della crisi pandemica l’aspettativa di una nuova sanità era alta. Occorre guardare al futuro e parlare di sostenibilità della spesa sanitaria, una spesa che nel 2020 ha sforato diversi miliardi di euro. Ma qual è la spesa adeguata per far funzionare il SSN? Non esiste una spesa standard, bisogna porsi invece il problema del costo sanitario, anche di quello industriale. La nuova sfida è l’invecchiamento della popolazione, è usare i soldi del PNRR in maniera efficiente per le risorse umane, la formazione, la digitalizzazione, la telemedicina, tutti aspetti che presuppongono un intervento politico. È necessario avere una rotta chiara”.

Il nuovo Codice degli appalti

Gli acquisti in Sanità sono un quarto di tutti gli acquisti pubblici – ha spiegato Massimiliano Brugnoletti, Studio legale Brugnoletti & Associati. “Negli acquisti non basta più tenere presente il costo ma anche il valore sociale e la sostenibilità. Non basta più la tutela della legalità per colpire la corruzione, occorre promuovere il risultato, non solo aggiudicare la gara ma eseguire il contratto. Con l’articolo 2 (Principio della fiducia) del nuovo codice degli appalti, che entrerà in vigore dal 1° luglio, l’esercizio del potere della Pubblica Amministrazione si fonda sul recupero della fiducia tra PA e industria, con l’obiettivo di dare un buon risultato. I servizi e le forniture sono il 40% degli acquisti pubblici e la nuova sfida è dare alla PA il “potere” e la fiducia, anche ai dipendenti pubblici, per superare un meccanismo finalizzato soprattutto al contrasto all’illegalità, sacrosanto, ma che bloccava la libertà di scelta.

Il timore è che questo nuovo strumento non sia usato in tutte le sue potenzialità ma che si continui a procedere come prima

Tra le difficoltà che noto, però, ci sono la scarsità delle competenze nella PA, una popolazione sempre più anziana, alle porte della pensione che si contrappone invece a un’industria più attiva, dinamica ed evoluta. Il timore è che questo nuovo strumento non sia usato in tutte le sue potenzialità ma che si continui a procedere come prima. Manca un allineamento e il rischio è tornare indietro. Il paradosso è una PA incapace a gestire le nuove procedure.

Tra le altre novità del nuovo codice appalti c’è anche la rinegoziazione dei contratti se l’operatore lo richieda a fronte, ad esempio, di aumenti delle materie prime, il caro bollette, ecc. Insomma, è un codice rivoluzionario, un mondo nuovo, dove la qualificazione e competenza sono aspetti da raggiungere”.

A chiudere l’assemblea Marco Squassina, Presidente della Sezione Servizi Sanitari Integrati di Assosistema Confindustria, evidenziando gli aspetti chiave della discussione: carenza di risorse, competenze e nuove professionalità, soprattutto per far fronte alle nuove modalità di acquisto, e mancanza di programmazione, come testimonia il problema del payback. Ma anche la centralità del SSN, per garantire la salute dei cittadini e come motore economico.Il nuovo Codice degli appalti poi sostituisce alla valutazione quantitativa quella qualitativa ma serve creare buyer consapevoli e pronti al cambiamento. Non si può più ragionare come prima o come durante la pandemia, perché il mondo è cambiato, com’è cambiata la domanda di spesa pubblica. Il timore è che a fronte di nuove esigenze e di nuovi strumenti si continuino a usare quelli vecchi.