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Nuovo Codice, Delrio rassicura: «I decreti saranno emanati entro la fine dell’estate»

I decreti attuativi del nuovo Codice degli appalti saranno emanati entro l’estate. Lo ha dichiarato il Ministro Graziano Delrio, durante il question time del 26 maggio al Senato, evidenziando di aver «prodotto una rivoluzione in un settore che vale il 15 per cento del PIL italiano».

Il Ministro ha quindi specificato: «Abbiamo compiuto uno sforzo di semplificazione mai visto fino ad ora e scelto coscientemente di emanare atti attuativi in termini di soft law, come le linee guida dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), i decreti del Ministero e gli atti che vanno a chiarire, prima di tutto, i tempi. È vero che c’è una mole di decreti da chiarificare, ma sette linee guida dell’ANAC sono già state pubblicate, per la consultazione, sul sito Internet e altre tre arriveranno prestissimo. Viene svolto un lavoro costante insieme al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Dieci linea guida sono già pronte e noi rispetteremo senz’altro, per quanto riguarda le scadenze dei novanta giorni, tutte le nostre applicazioni: ciò vuole dire che, entro la fine dell’estate, saranno emanati i nostri decreti e, quindi, il corpus di recepimento e di attuazione più importante è in fase di avanzata predisposizione. Non ci sono vuoti, perché ogni articolo, laddove necessiti di un provvedimento attuativo, rimanda esplicitamente al fatto che, fino a quando non ci sarà il decreto, rimarranno in vigore le norme. Ciò è scritto alla fine di ogni articolo, proprio per evitare buchi normativi. Come sapete, il codice declina la pianificazione, la programmazione, la progettazione e la selezione delle opere e, quindi, la loro revisione; archivia la legge obiettivo; si basa sui principi della qualità e della qualificazione delle stazioni appaltanti, della qualificazione degli operatori, della qualificazione dei commissari e soprattutto della centralità del progetto».

Premesse indispensabili, ha aggiunto Delrio, per rispondere alle domande dei senatori che hanno posto interrogazioni sul tema del massimo ribasso: «Il codice fa una scelta precisa e dice che quella più corretta è la procedura negoziata dell’offerta economicamente più vantaggiosa e lascia una facoltà, sotto il milione di euro: si tratta dunque di una facoltà e non di un obbligo».

Al senatore Esposito, che ha chiesto dettagli proprio sul massimo ribasso, il ministro ha risposto di voler «stimolare gli enti locali, le Regioni e i Comuni, che pure nelle loro osservazioni hanno chiesto di mantenere questa soglia e anzi di innalzarla (…) per ridurre al minimo l’uso del massimo ribasso, anche sotto il milione di euro. In prima applicazione abbiamo lasciato la soglia inizialmente scelta, ma contiamo progressivamente di convincere tutte le amministrazioni che è possibile aggiudicare la gran parte dei bandi di gara con l’offerta economicamente più vantaggiosa. Ciò è possibile e io l’ho fatto da sindaco già anni fa: aggiudicavamo l’80 per cento delle gare attraverso questa procedura. È vero – come ha detto il senatore Bruni – che rappresentano l’80 per cento del volume delle gare, ma rappresentano anche il 30 per cento dell’importo delle gare stesse. Bisogna dunque fare attenzione, perché c’è anche un tema legato all’importo. In linea di massima, questa è una scelta irreversibile e progressiva. D’altra parte, vorrei sottolineare di nuovo che il massimo ribasso è molto meno pericoloso nel momento in cui va a gara un progetto esecutivo. È evidente che con il progetto esecutivo la puntualità delle previsioni e la forbice per potere fare previsioni errate sono minime. Invece, è chiaro che, se si fa una gara al massimo ribasso con progetti non completi, si possono osservare fenomeni di macroscopica alterazione della gara, come è successo con ribassi che rasentano il 50 per cento».

Per quanto riguarda le commissioni di gara, è giunta una precisazione: «Noi abbiamo scritto che, sotto la soglia, le stazioni appaltanti possono scegliere dei componenti. L’ANAC preciserà presto che ciò non significa che scelgono tutta la Commissione. E questo era lo spirito – a mio avviso – che interpretava correttamente le vostre sollecitazioni, anche durante la discussione svolta. Per quanto riguarda il tema dei project financing, il senatore Cappelletti mi richiama al tema della Brescia-Padova (vedere anche la nostra rassegna stampa all’articolo La Serenissima concessione: il regalo dell’Anas ai gestori, ndr). Tale questione è semplicissima. La Brescia-Padova ha ottenuto un prolungamento di concessione dalla Unione europea fino al 2026. Quindi, la sua concessione non è stata prorogata, bensì è in essere fino al 2026. L’Unione europea, concedendo tale prolungamento, ha contestualmente detto che la concessione poteva essere revocata nel caso non si trovasse una soluzione alla costruzione della Valdastico. La costruzione della Valdastico, cioè del corridoio che collega la provincia di Trento al Veneto, è un progetto per il quale il mio predecessore aveva chiesto due anni di tempo (2013-2015) all’Unione europea, per predisporre l’intesa con la Regione e la Provincia di Trento. Non essendo stato concesso questo tempo, ho chiesto di poter continuare la discussione e abbiamo così ottenuto il via libera sostanziale a costruire un corridoio che – come tutte le opere che ho intenzione di promuovere – per il quale non vi è overdesign. È inutile realizzare autostrade a pedaggio con sei corsie, tre per senso di marcia, per l’overdesign, dietro il quale si celano interessi non propri del Paese. Abbiamo avanzato una proposta di corridoio, il quale verrà analizzato nel suo tracciato e nelle sue caratteristiche seguendo una impostazione di sobrietà di costi e di immediata realizzabilità. Non c’è stata quindi alcuna proroga e non abbiamo intenzione di concederne attraverso procedure strane come il project financing ad ATIVA o alla Torino-Piacenza. Sono già partite le procedure che istruiscono dette pratiche. Come il senatore Malan giustamente sottolinea, difendo il fatto che le gare siano la regola. Così è scritto nel codice e noi lo dobbiamo seguire. Diverso è stato il tema della concessione in house, che è una facoltà che l’Unione europea concede e che noi abbiamo utilizzato anche per sanare e rendere regolari alcune situazioni completamente confuse. E, quindi, abbiamo chiesto l’autorizzazione all’Unione europea, visto che di fatto di quelle autostrade – come lei sa meglio di me – in ogni caso la stragrande maggioranza degli azionisti è pubblica. Non erano quindi autostrade gestite da privati, ma a gestione pubblica, dove però vi è una situazione che non sto a ricostruire in questa sede per problemi di tempo. La concessione in house è legittima, ma la scelta delle gare è la regola e noi continuiamo in questa direzione. Allo stesso modo, non è escluso dal codice il tema del ricorso al project financing invece della concessione, ma certamente non è possibile – e il Ministero lo afferma con molta chiarezza – per evitare la gara, chiedere una proroga della concessione esistente, perché per noi non sarebbe corretto. Le concessioni stanno scadendo e, quindi, dobbiamo procedere rapidamente. Il senatore Cervellini ha sottolineato lo stato disastroso dei lavori pubblici italiani e io concordo con lui».

In conclusione, Delrio ha evidenziato: «Non si può mettere a gara un progetto preliminare per un’autostrada senza fare le valutazioni geologiche e sismiche: è qualcosa che grida vendetta, perché ovviamente la presunzione dei costi sarà totalmente errata, visto che probabilmente le prospettive dal punto di vista dell’intervento dello Stato si moltiplicheranno per anni e non avremo certezza dei tempi di realizzazione né dei costi. Ed è questo esattamente il motivo per cui il Parlamento e il Governo hanno sentito il bisogno di promuovere una riforma del settore, per evitare gli errori commessi in passato e archiviare la legge obiettivo che – come ha dimostrato il rapporto presentato recentemente alla Camera – non ha prodotto i risultati attesi.

Noi siamo soddisfatti del fatto che in questo biennio il Governo sia riuscito ad aumentare, con una puntuale azione amministrativa su scuole e ferrovie, i bandi pubblici del 46 per cento: se ricordo bene, siamo riusciti ad aumentarne l’importo complessivo per 18 miliardi. Siamo quindi concentrati sull’attuazione delle opere. Ma, affinché ciò avvenga, bisogna che le opere siano impostate correttamente».

A questo proposito, sulla pagina denominata Opencantieri del sito Internet del Ministero, è visibile l’esatto stato di attuazione di ogni opera e si sta aggiornando anche quelli relativi ai porti e agli aeroporti.

da Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (http://www.mit.gov.it/)

L’immagine del question time è tratta dal sito ufficiale del Ministero