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Fiasi – Covid-19 – “No a colpi di spugna, ma per le responsabilità si valuti l’emergenza”

«Siamo in lutto per quanti tra medici e infermieri hanno perso la vita, sacrificandosi per la collettività. Sono uomini e donne del Ssn che onoriamo, e concordiamo con chi propone la creazione di un fondo apposito per il loro indennizzo. Ma il dovere di riconoscimento a quanti hanno perso la vita compiendo fino in fondo il proprio dovere non può essere messo in contrapposizione con l’esigenza di riconoscere il rischio che si sono assunti il management e la filiera gestionale nell’adempimento del proprio dovere». Francesco Ripa di Meana guida la Fiaso, la federazione che riunisce i manager che guidano ospedali e Asl finiti nel mirino perché in un emendamento al decreto Cura Italia, poi ritirato dalla maggioranza, erano stati associati a medici e infermieri nello scudo penale e civile a cui si era pensato per difendere dalle cause tutti gli operatori Ssn, Un accostamento che però non è piaciuto a molti, soprattutto ai medici, che hanno parlato di un indiscriminato colpo di spugna. Ora il governo si è impegnato ad aprire un tavolo con tutti per una soluzione.

Perché questa contrapposizione?

Non comprendiamo per quale ragione si tenti di separare l’operato dei sanitari da quello di chi è impegnato nella filiera gestionale. Questa contrapposizione è ingannevole e pericolosa, perché non siamo su parti contrapposte della barricata, ma siamo tutti dalla stessa parte.

Qualcuno parla di colpo di spugna anche in vostro favore. A Milano ci sono già inchieste per le Rsa.

Non vogliamo nessun colpo di spugna. Se ci sono responsabilità per colpa grave o dolo è giusto che si vada in fondo. Noi chiediamo che si valutino le responsabilità con gli occhiali dell’emergenza. Noi stiamo assumendoci responsabilità ogni giorno, 24 ore su 24, in una situazione di stato di necessità e forza maggiore, assicurando soluzioni in base alle condizioni di urgenza e precarietà attuali.

Ma non ci sono stati errori e ritardi a esempio nel fornire le dpi?

Chiunque abbia esercitato responsabilità in questa emergenza ha assunto decisioni con un obiettivo: fare bene e in fretta, con i mezzi – non sempre e non tutti – a disposizione, consapevole che il tempo non è una variabile indipendente. Anche per i dispositivi di sicurezza come le mascherine nella gran parte dei casi sono state fornite le tutele massime possibili in quel momento in base alle disponibilità.

Che succederà se non si amplierà lo scudo anche ai manager?

Le aziende sanitarie dovranno rispondere alle innumerevoli denunce che già oggi si palesano e che metteranno in ginocchio l’intero sistema sanitario e la sua sostenibilità sin dai prossimi mesi.

(fonte: IlSole24Ore)