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Conferenza delle regioni e sanità: ODG su “piani di rientro” e commissari ad acta

Rilievi e criticità in vista dell’avvio della discussione sul nuovo Patto per la salute

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un ordine del giorno in cui si fa il punto, in vista della discussione sul nuovo “patto per la salute”, su alcune criticità riscontrate nelle Regioni che gestiscono i “Piani di rientro dal disavanzo sanitario” e sulle funzioni del “Commissario ad acta”.
Si riporta di seguito il testo del documento.

Problematiche relative ai piani di rientro dal disavanzo sanitario e ai commissariamenti ad acta nell’ambito del nuovo patto per la salute
Ordine del giorno
In considerazione della circostanza per la quale, nell’Accordo tra Governo e Regioni sulla manovra 2019 in tema di Sanità, è prevista la sottoscrizione, entro il prossimo 31/03/2019, del Patto per la Salute 2019/2021, le Regioni chiedono al Governo che qualsiasi decisione, riguardante le Regioni in Piano di rientro e i commissariamenti ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari, sia discussa e inserita esclusivamente nell’ambito del citato Patto per la Salute.
Ciò nella primaria e decisiva considerazione che, come confermato più volte dalla Corte Costituzionale (vedi Sentenze nn. 40 e 100 del 2010), il Patto per la Salute è la sede naturale dove dare attuazione al principio di leale collaborazione tra Governo e Regioni nella materia concorrente della tutela della salute.
Sempre nel richiamato Patto, le Regioni chiedono che vengano disciplinate modalità, criteri e tempi per l’uscita dai commissariamenti e dai Piani di rientro, sulla base di parametri oggettivi riguardanti l’avanzamento dei programmi operativi e, soprattutto, il raggiungimento delle condizioni di equilibrio economico in un arco temporale definito.
Più in generale, si ritiene che il prossimo Patto per la Salute 2019/2021 sia la sede più idonea per svolgere approfondite riflessioni in ordine al superamento dell’esperienza dei commissariamenti ad acta, anche e soprattutto alla luce dell’attuale contesto istituzionale, che si va sempre più delineando nel nostro Paese, volto ad un nuovo regionalismo responsabile ed in considerazione, altresì, dei risultati fin qui conseguiti nelle regioni  commissariate sia sotto il profilo del risanamento economico-finanziario, sia nella prospettiva del miglioramento della qualità dell’assistenza sanitaria.
Al riguardo, le Regioni ritengono anche che debba essere tenuta nella massima considerazione la recente Sentenza della Corte Costituzionale n. 199 del 2018, laddove viene rilevata “l’anomalia di un commissariamento della sanità regionale protratto per oltre un decennio, […] con tutte le ripercussioni che esso determina anche sugli equilibri della forma di governo regionale, a causa del perdurante esautoramento del Consiglio e della stessa Giunta a favore del Commissario ad acta“.
Sulla scorta di tali considerazioni, le Regioni evidenziano che l’eventuale regime di incompatibilità tra la figura istituzionale del Presidente di Regione e quella di Commissario ad acta (regime di incompatibilità che dovesse essere introdotto, medio tempore, nel nostro ordinamento, al di fuori della sua sede propria del Patto per la Salute 2019/2021) non potrà comunque trovare applicazione nei sistemi sanitari regionali che hanno conseguito equilibri economici di bilancio da più di un triennio e punteggi nella Griglia LEA progressivamente e significativamente crescenti nel tempo (come confermati dal Tavolo ministeriale di verifica degli adempimenti), dal momento che tale circostanza aggraverebbe ulteriormente – e non di poco – l’anomalia da ultimo richiamata dalla Corte Costituzionale.